I latini dicevano che la storia è maestra di vita. Il senso di questa frase è chiaro quanto noto a tutti: occorre imparare dai propri errori.
Se meno di due anni fa avessimo affrontato il nodo pensioni, e ribadisco "2 anni fa" e non 2 secoli fa, oggi non ci sarebbe bisogno di correre ai ripari. Avremmo l'età pensionabile a 65 anni e potremmo rispondere picche alla UE allorquando ci chiedesse qualcosa (cosa che non accadrebbe).
Non l'abbiamo fatto.
Circa 3 mesi fa ci siamo resi conto di essere al centro di una bufera che aveva come obiettivo l'euro. I Paesi con le spalle larghe hanno avuto problemi, tant'è che molti di questi (esempio la Francia) hanno rivisto il sistema previdenziale pianificando un innalzamento dell'età pensionabile e una razionalizzazione del sistema stesso.
Noi non l'abbiamo fatto.
I sindacati al solo sentire parlare di pensioni hanno messo su le barricate, e sulle barricate c'è salita l'opposizione e anche la Lega.
3 mesi fa si trattava di portare l'età pensionabile a 65 anni, e sapevamo tutti (o almeno lo sapeva chi legge qualcosa di diverso della gazzetta del bunga bunga) che era l'ultima chance.
Abbiamo preferito fare le barricate, parlare di Lavitola e Tarintini, continuare con il mantra "dimissioni, dimissioni" e contare una fraccagnata di balle alla gente al solo scopo di accendere la polemica.
Questi 3 mesi ci sono costati cari.
Ora ci tocca riformare il sistema pensionistico, farlo in fretta, e portare l'età pensionabile a 67 anni.
Ti dico subito che già il piano del governo difficilmente sarà sufficiente perché diluisce l'innalzamento in modo eccessivo, e se venisse attuato così com'è ci toccherebbe rivedere la cosa in corso d'opera, magari tra qualche anno.
Nonostante abbiamo la mèrda al collo, e il fetore comincia a farsi sentire, c'è gente come te, come i sindacati, come le opposizioni che vuole ancora fare le barricate.
Evidente che "la storia non è stata maestra di alcunché". Sempre in tema di proverbi ci sarebbe anche da dire che "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire".
Se anche questa volta non attueremo la riforma, oltre a prenderci le sberle di tutta la UE, alla prossima tornata ci toccherà innalzare l'età pensionabile a 70 anni, non più a 67.
O ce lo mettiamo in testa, una buona volta, o saranno in tanti a dover lavorare anche con la demenza senile che galoppa.
Problema licenziamento.
Una delle ragioni per le quali le aziende italiane sono così restie ad assumere gente con contratti a tempo indeterminato è, oltre al costo eccessivo del lavoro, il fatto che se ti trovi nella necessità di licenziare non lo puoi fare.
Il nostro sistema è talmente pervicace che spesso le aziende vengono portate sull'orlo del fallimento (e a volte anche oltre) pur di non fargli licenziare gli esuberi.
O ci rendiamo conto che occorre mettersi in gioco, essere competitivi (le aziende non licenziano un dipendente particolarmente capace, stanne certo) e quindi imparare a vivere nella realtà lavorativa del 21esimo secolo, oppure continuiamo a evocare la retorica dei diritti dei lavoratori e finiamo tutti a gambe all'aria.
Fino a 6-8 mesi fa forse ci si poteva ancora scherzare su queste cose e ci si poteva permettere di vendere aria fritta.
Ora o si aprono gli occhi e si guarda al casino che sta avvolgendo l'europa intera (diciamo pure il mondo intero), o davvero rischiamo di finire molto ma molto male.