Domanda:
A cosa serve l' articolo 18?
true face
2011-12-22 02:05:52 UTC
La formazione lavoro di un dipendente va fra l' uno e i due anni. Ciò significa che il licenziamento del lavoratore comporterebbe all' impresa una perdita difficilmente quantificabile, grande. Il nuovo assunto, inesperto, dovrebbe sostituire il vecchio. Affiancato, per un lungo periodo, da altro qualificato che gli insegni funzionamento della macchina, tempistica, possibilità e limiti della stessa macchina, difetti e tanto di altro che mi ci vorrebbero, appunto, 2 anni per elencarli!
E' implicito che la nuova unità costi, per un lungo periodo, il doppio della prima come salario, in termini di perdita aziendale, incalcolabile!
In conclusione, chi dovesse licenziare questo lavoratore è un pazzo, un suicida, un imprenditore destinato al fallimento!
Ma si pone il caso che questo lavoratore non abbia alcuna voglia di applicarsi al mestiere. Assenteista, ribelle, incosciente al punto da comportare all' azienda una perdita di notevole entità.
Il male non lo fa alla sola azienda ma anche ai colleghi che saranno costretti a lavorare anche per lui!
E' dovere e diritto dell' imprenditore, per salvaguardare personale e azienda, licenziare tale soggetto?

Non ve ne venite con la teoria che per assenteismo l' impresa avrebbe la possibilità di licenziarlo per giusta causa, il 99% dei giudici lo reintegrerebbe al posto di lavoro.

Ovvio, fosse protetto anche da Dio, ogni impresario si trovasse ad aver a che fare con un soggetto simile, lo metterebbe nella condizione di auto-licenziamento, gli renderebbe la vita in fabbrica impossibile, questo fuori discussione!

Al contempo vedo giusta la possibilità di assicurare un prosieguo lavorativo a chi per avanzata età non sarebbe mai assunto in alte aziende dovesse chiudere o ridurre il personale la fabbrica con la quale ha lavorato 20 o 30 anni correttamente.
Dunque, a cosa serve l' articolo 18 se non a proteggere il parassita?
Nove risposte:
Voluspa
2011-12-22 03:37:58 UTC
L'attuale governo è formato da banchieri, compari e parenti di banchieri.

Il ritrovarsi da un giorno all'altro senza il "lavoro fisso" servirà alle banche per appropriarsi degli appartamenti dei malcapitati (senza un lavoro fisso, le banche saranno autorizzate a chiedere l'immediato rientro dei prestiti).
baffo55
2011-12-22 10:34:44 UTC
L' articolo 18 non serve solo per i lavativi, serve soprattuto a quelli che invece di fare l' apprendistato il giorno dopo lo fanno lavorare come un operaio ( altro che formazione di 2 anni ), servono alle cassiere che non percepiscono l' indennità cassa e per pochi euro mancanti vengono licenziate, servono a quelli donne e uomini che per non essere licenziate devono lavorare a testa bassa , non parlare e non lamentarsi, fare tutte le ore che vuole il capo senza lamentarsi e magari senza essere pagate serve a.............. ecc,ecc,ecc..
?
2011-12-22 11:39:51 UTC
Per ora serve come merce di scambio per una politica di protezione del lavoro dipendente migliore di quella attuale.



Certo servirebbero un PD e dei sindacati più di classe e meno leccabanche e leccaconfindustria.
alvaro4ever
2011-12-22 11:10:54 UTC
prima è giusto dire che sono un lavoratore a tempo indeterminato di un'azienda con più di 4000 dipendenti. cioè uno di quelli tutelati dall'articolo 18.

no perchè se non parti da questo presupposto alla fine non ci si capisce.



Ora, la mia azienda, in base all'articolo 18 mi può lasciare a casa per giusta causa. Io però, sempre in base a quell'articolo posso oppormi al licenziamento e chiedere ad un giudice di esprimersi. Attenzione. a sto punto la prova che c'è la giusta causa grava tutta sull'azienda. io basta che mi appelli al giudice. poi l'aziende deve riuscire a dimostrare la giusta causa. la prova chiaramente è molto ardua. ora, se vinco la causa mi devono reintegrare. se la perdo.. e via di licenziamento.



Questa sarebbe la tutela di cui godo.



Ora, ragioniamo su quanti hanno perso il lavoro in questi ultimi mesi e sono qualche centinaio di migliaia di persone. Sai quanti di questi sono stati i licenziati che poi hanno fatto ricorso all'art. 18? cioè gente licenziata con giusta causa che poi si sono appellati ( eu cui il giudice si è espresso o si deve ancora esprimere?) saranno una 40 ina in tutta italia.

forse meno.



tutti gli altri, quelli che hanno perso il lavoro l'hanno perso perchè l'azienda ha dichiarato stato di crisi e quindi ha dovuto lasciare a casa 100, 200... mille persone perchè non ce la faceva a pagargli gli stipendi. e questo con l'art. 18 non c'entra nulla. se la mia azienda domani dice che 4000 mila stipendi non li riesce più a pagare.... 100 persone a casa, 200-... 2mila.. che ne so io. ma qua non c'è giudice del lavoro che può farci nulla. questo la legge lo consente e succede tutti i giorni.



Se la mia azienda dice... sto qua è un rompiballe, lo lascio a casa.... mi lasciano a casa. mi chiamano, mi fanno una proposta d economica... firmiamo una carta e via. ognuno per la sua strada. succede sempre così.

E' successo proprio nel 2011 un collega, con il portatile aziendale scaricava materiale pedopornografico (è finito anche in galera.. ma lasciiamo perdere la vicenda che non è il punto). L'azienda evidentemente l'ha lasciato a casa. Ma secondo te l'ha lasciato a casa per giusta causa? l'hanno chiamato, gli hanno detto firma qua e se non lo fai ci costituiamo parte civile nel processo visto che usavi il pc dell'azienda, ringrazia ancora che ti diamo la liquidazione per pagarti gli avvocati e fuori dalle scatole. e questo è evidente che ha firmato ti pare? Si chiama rescissione consensuale del rapporto di lavoro. che poi lui fosse così daccordo con l'azienda non sono sicuro. però ha firmato.



Quando vogliamo aprire nun tavolo di confronto sull'articolo 18 di cosa stiamo discutendo? di 40 casi all'anno? di avere il diritto al reitegro? ma se un giorno io perdo il lavoro perchè mi lasciano a casa per giusta causa io posso sempre far valere la causa di lavoro? se la vinco invece del reintegro mi danno l'indennizzo (come succede per le aziende sotto i 15 dipendenti) che forse preferisco perchè è evidente che tornare a lavorare dove non mi vogliono è una situazione comunque imbarazzante per me e per l'azienda. piuttosto dammi i soldi che se l'azienda ha fatto ua porcata di soldi me ne da tanti. o no?



Se permetti a me interessa molto di più che sindacati, aziende e governo si siedano ad un tavolo per discutere di ammortizzatori sociali in caso di crisi aziendale. ma non di art. 18. quello 3 minuti di discussione sono già 2 minuti e mezzo sprecati.
onox
2011-12-22 10:43:26 UTC
Premesso che l'art. 18 non vieta il licenziamento, ma invece è quell'articolo che prevede il reintegro al posto di lavoro se il lavoratore facendo ricorso per licenziamento al tribunale del lavoro (quindi si attua a chi è stato licenziato) sancisce che c'è stato un licenziamento per motivi non chiari o discriminatori ottiene dal giudice il reintegro nel posto di lavoro e nellos stipendio.

Quindi se esiste l'art. 18 a cui ricorre chi è stato licenziato vuol dire che in italia è possibile licenziare. Non riesco poi a comprendere perchè una regola che vieta il licenziamento discriminatorio non ti trovi daccordo, davvero lo trovo inspiegabile.

Io lavoro in una azienda multinazionale che oltre alle regole previste dal contratto nazionale, prevede un preciso codice di disciplina interno, e violare una regola del codice di disciplina è "giusta causa al licenziamento" e come la mia azienda oggi molte altre aziende prevedono codici interni che se violati portano al licenziamento, quindi di che stiamo parlando.

Molto spesso si fa l'esempio dei lavoratori che tempo fa apparvero in striscia la notizia, quelli addetti ai bagagli negli aeroporti di milano furono soppresi a rubare, e nonostante tutto rimasti al loro posto di lavoro. Ma non ci si ricorda che aeroporti di milano è una azienda publica essendo di proprietà del comune di milano e nel publico le regole sono scritte sulla sabbia. Nel privato le regole sono ben scritte e inappelabili.



Per libera discussione, credo che la formula migliore sarebbe come vige negli usa, ovvero possibilità di tagliare non al reintegro ma con indennizzo economico due o tre anni di stipendio. Hai un sussidio che ti permette di campare, appunto campare non scialare ma campare. Aziende di collocamento vere che hanno interessi economici a trovarti o proporti una occupazione pena perdita del sussidio.

Da noi se perdi il lavoro al massimo hai la mobilità di un anno e poi l'oblio. Già per il nostro stato a 36 anni se vecchio, nei concorsi publici il limite di età è 35 anni, pensa quanto un privato sia contento di assumere chi ha più di 40 anni o 60 anni come ora ha fatto il governo che chiede sino ai 66 anni di lavorare ma senza dire chi mai darà lavoro a 60enni.

Non esiste il collocamento, nessun tipo di agenzia che ti aiuta nel ricollocarti ma solo gli annunci dei giornali. Un governo serio prima metterebbe ordine abolendo l'attuale inutile collocamento e creando delle agenzie per l'impiego vere che siano incentivate a supportare chi deve trovare il primo lavoro o ricollocarsi, definire forme di sussidi per chi si trova in cerca di lavoro, fatto questo poi diventa inutile l'art. 18 almeno nella forma del reintegro nel posto di lavoro ma potrebbe cambiare in ... indennizzo di uscita..



===

Piccolo appunto per Alvaro.

Sotto i 15 dipendenti non esiste obbligo di indennizzo economico per chi viene licenziato.

La sentenza fiat ti dimostra che non sempre il tribunale da ragione al lavoratore, nela caso Fiat in appello Fiat ha avuto la meglio.



ma daccordo con te, magari si parlasse in questo paese del sistema non del reintegro nel posto di lavoro(art 18), ma di reintegro per chi viene licenziato nel mercato del lavoro.
w_minelli
2011-12-22 10:39:26 UTC
La tua teoria sarebbe giusta se ci fosse piena onestà anche da parte del datore di lavoro. Immagina quest' ultimo che licenzia un lavoratore diligente e professionalmente valido. Il lavoratore va dal giudice e in base all' art. 18 deve essere "reintegrato". Giustamente come dici tu, un imprenditore che licenzia una persona diligente è destinato a fallire ma guardiamo cosa succede senza la tutela dell' art. 18. Il lavoratore diligente viene licenziato senza giusta causa e si rivolge al giudice. Il giudice gli fa vincere la causa ed il lavoratore viene "riassunto". Ora la differenza tra reintegrazione e riassunzione è abissale. Nel primo caso il lavoratore rientra con la stessa anzianità e la stessa mansione senza perdere i diritti acquisiti con anni di onesto e diligente impegno. Nel secondo caso il lavoratore perde tutti i diritti insieme all' anzianità ed altro. L' imprenditore in questo caso non sarebbe sciocco a licenziare gente valida dato che riassumerebbe la persona di grande esperienza a costo molto più basso e con contratto differente da quello iniziale. Noi tutti sappiamo che l' onestà è una virtù poco diffusa in italia, basta guardare le denunce dei redditi di alcuni imprenditori che dichiarano meno dello stipendio che passano ai propri dipendenti e immagina se avessero anche quest' arma in mano. Non sarebbe più onesto che i lavativi venissero messi al bando dai sindacati stessi? Fare sindacato non significa difendere chi non ha il diritto ad essere difeso.
2011-12-22 10:32:40 UTC
Teoricamente hai ragione. Ma in un mercato saturo come quello odierno, dove l'imperativo è ottenere prezzi competitivi riducendo i costi, l'imprenditore guarda più agli sgravi fiscali, agli incentivi, ed agli oneri d'impresa piuttosto che alle capacità del lavoratore ed alla qualità del prodotto finito. In altre parole, meglio un lavoratore inesperto che costa poco piuttosto che un operaio altamente qualificato che costa assai.



Attenzione poi a vedere l'articolo 18 come un puro deterrente all'assenteismo ed all'inefficienza.

Senza la protezione dello Statuto dei Lavoratori, l'imprenditore potrebbe essere tentato di licenziare in primis i rappresentanti sindacali ed i lavoratori che fanno lotta politica (scioperi), le donne in maternità, i dipendenti con patologie che comportano e giustificano regolari assenze dal lavoro.



Ciò che ti sto dicendo non è teoria, è ciò che si verifica sovente nelle aziende con meno di 15 dipendenti, soprattutto nel terziario.
2011-12-22 11:46:25 UTC
L'articolo 18 vale per le aziende con più di 15 lavoratori



quelli che sono occupati nelle imprese con più di 15 dipendenti non raggiungono il 46% del totale



L'articolo 18 copre solo una minoranza di italiani



Quindi fare una battaglia per una minoranza lo trovo inutile e controproducente



Capirei se fosse stata una battaglia per estendere tale diritto a tutti...ma siccome non lo è, è solo un modo per proteggere dei privilegiati



ciao!!
?
2011-12-22 10:32:41 UTC
SECONDO ME TU NON HAI MAI LAVORATO IN VITA TUA E SEI UN PARALTICO CHE VIVE DAVANTI A UN PC A SPESE DELLO STATO, O SBAGLIO?


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
Loading...