Ummmh.... vorrei provare a quantificarli questi forti sovrapprezzi.
Usiamo i dati dell'autority per l'energia, che mi sembra possiamo considerare "neutrale".:
Il contributo su una famiglia-tipo (cioè con un consumo di 2700 KW/h anno) è lo 8,4% della voce "produzione energia domestica".
La voce in questione cuba 8,983 centesimi di euro per kw/h, quindi lo 8,4% è 0,75 centesimi di euro per kw/h.
Moltiplicato per 2700,dà 20,4 euro all'anno (ovvero 1,7 euro al mese) destinati a incentivare il fotovoltaico (e, forse, anche altre fonti di energia rinnovabile).
Da notare anche che questa quota è in calo man mano che si realizzano economie di scala sui pannelli e che la produzione da solare diventa più economica.
Per quel che riguarda il bilancio energetico dei pannelli, ci sono molte voci che dicono che non è poi così vero che sarebbe negativo, se non altro perchè l'estrazione e la lavorazione del silicio, rispetto ad altri materiali (uranio in primis, ma anche molti combustibili fossili, se vogliamo) non è poi così complessa o onerosa.
Chi li utilizza ha senz'altro un tornaconto. Anche tu, se per ipotesi te ne insallassi qualcuno sul tetto, lo avresti: l'energia generata da loro e da te consumata non la pagheresti. O, in alternativa, la potresti immettere in rete con il "conto energia" e ti verrebbe pagata.
Più l'ulteriore beneficio, difficilmente monetizzabile, che sarebbe energia "pulita".
Il "profitto" delle bollette idriche ha una genesi del tutto differente e, per come era stata formulata la legge Ronchi, si traduceva, di fatto, in una rendita di posizione, che eliminava totalmente il rischio di impresa del privato, assicurandogli conti economici sempre rigorosamente in attivo (a fronte di una riduzione dei consumi idrici, possibile conseguenza del primo rincaro della bolletta, la società gestrice avrebbe potuto aumentare senza vincolo le tariffe per assicurarsi il famoso margine del 7%. E siccome l'acqua non è un bene il cui consumo possa essere ridotto al di sotto di una certa soglia...)
@Gatto: in risposta alla tua risposta a Maya: mi spieghi ESATTAMENTE cosa impedirebbe a un gestore pubblico di stabilire delle fascie tariffarie che tengano conto del tipo di utenza e dei consumi, per disencitave sprechi? Perchè così come la metti giù sembra che non lo faranno per intercessione divina. Poi sempre questa storia dell'autority paladina del bene che deve arrivare a controllare... forse è ora di farla finita con l'idea che il buon imprenditore arrivi a risolvere tutti i problemi e non farà niente no-no-no di male perchè c'è la brava autority che vigila. La storia economica è pienza - anzi zeppa - di casi di fallimenti di mercato, di auotrity catturate, di concorrenza saltata. Il mercato E' imperfetto. Vogliamo qualcosa che funzioni? Smettiamola di comportarci come bambini e iniziamo a fare gli adulti e ESIGERE efficienza.
Intanto il pubblico, se protestassimo uniti e coerentemente contro gli sprechi sarebbe costretto a darci retta e non potrebbe semplicemente "chiudere i rubinetti". (e non mi venire a dire che col privato hai la class action a tua disposizione, perchè il presente governo ha talmente depotenziato la fattispecie giuridica da renderla una strada come minimo poco praticabile).
@Gatto: "siccome hanno vinto i SI non c'è bisogno di fasce tariffarie in quanto sarà (almeno nell'intenzione dei referendari) un'unica fascia tariffaria a prezzo politico per tutti" guarda, se vuoi fare della demagogia "inversa", accomodati. I referendari non hanno chiesto nulla del genere. Ma del resto non sai la differenza tra "ripagare i costi degli investimenti" e "remunerare il capitale investito" (e non è colpa tua, ma di chi ha parlato tanto di questi temi omettendo un minimo di spiegazioni per i non tecnici). Un soggetto pubblico non ha nessun bisognio di remunerare l'investimento. Gli basta ripagarlo, anche al semplice tasso di inflazione (assunto come risk free). Solo un privato deve adottare un modello tipo CAPM.