La verità che ha detto Marchionne è quanto mai scomoda da sentire per chi NON fa parte della produzione. E quanto mai scomoda da sentire per chi produce.
Per spiegarlo c'è da tenere una conferenza di 4 ore, con argomento dal 1968 in poi, con la fuga dei cervelli degli anni 1970-2005, con la drammatica svolta del 1992 che ha iniziato dalle aziende di R&D private e ad altissima tecnologia la distruzione in nome di un brutale attacco contro produzione di beni necessari, a cominciare dall'alimentare, di impianti per l'energia (il nucleare in Italia iniziò ad essere chiuso ben prima di Cernobyl e gli avanzatissimi macchinari nuovi di collaudo tagliati a cannello per far posto a palestre e centri commerciali a capitale estero).
L'imprenditore privato fu vittima (ricordiamo che si parlava di "presenteismo" prima della marcia dei trentamila) di un tracollo amministrativo legislativo, che aveva portato a pregare di non produrre per non pagare i danni di prodotti usciti senza controllo dalle aziende, a progetti frettolosamente risolti con il terziario produttivo e tecnico improvvisato per demandare altrove i problemi interni di fabbrica, una normativa totalmente vuota di contenuti che ha impoverito il prodotto e annullato la concorrenza interna a favore di resposabilità e carte. Claomorose le sostituzioni di impianti elettrici e gas dove sarebbe bastato un ben più modesto collaudo da tecnici dotati di strumentazione ed intervenire ad hoc con risparmi immensi per i cittaini e le Aziende.
Un regime di terrore tecnico degno delle più becere epoche della Inquisizione spagnola e di fosche cacce a demoni e streghe.
Per farla breve il rapporto fra "indiretti" e "produttivi" è salito da 2:1 ai tempi del boom economico a 8:1 quando trovò equilbrio questo sistema squilibrato.
Pomigliano NON è l'unico ricatto: chi ha lavorato in prima linea si ritrova ad una certa età con conoscenti terzisti di elevatissima tecnologia che hanno dovuto chiudere la loro aziendina, oberati di ogni probema, si ritrova a passare davanti ad una zona piccola industria del Nordest con 11 capannoni chiusi su 16. E questo non è il ricatto di Marchionne. Il Nordestt si st trasferendo, per chi non lo sa ancora, in una Slovenia molto più equilibrata nell'amministrazione di imprenditori e dipendenti privt della produzione, di una Carinzia accogliente inizative di aziende con i controfiocchi a alto valore aggiunto, di una Baviera seconda a nessuno per tecnologie fini, di una Sassonia con Università e Centri Ricerca applicata mondiale, di un aeroporto di Monaco hub del nordest.
Questi signori non fanno riatto: fanno sistemi di metallizzazione sotto vuoto per utensili e per pannelli termici, laser per saldatura di lamiere 3-D, pantografi taglio fino a 400 mm di acciaio, chimica industriale, forni ad induzione, generatori a radiofrequenza per l'industria laser, ottica, telecomunicazioni in fibra e via satellite, gas ultrapuri, leghe per brasatura, elettronica di grande potenza, farmaceutica, e perfino uova e latte da esportare nei paesi che hanno distrutto l'agricoltura.
E oggi, se vgliamo selezionae le uova o le mele dobbiano rivolgerci all'automazione tedesca per l'elettronica industriale che fa il cuore della macchina.
Davanti alla tragica demolizione della tecnologia e del Sapere Italiano qualcuno dovrebbe riconoscere le colpe e pagare ai danni ai cittadini e ai lavoratori che hanno subito.
E non è da dimenticare che dei neoingegneri negli anni '70 ricevevano di stipendio in Italia quanto serviva per andare in fabbrica e tornare dopo 12 ore inconcludenti senza mettere via un soldo. Credi che quei ingengegneri non abbiano fatto la scelta alla "Marchionne" già 40 anni fa? Pensi che non ci sia lo zampino d qualche italiano nelle tecnologie per le gomme speciali, per le stampanti laser, per i commutatori statici sotto carico anche in opposizione di fase, e che altro?
E si dovrebbe pensare che ora non le dobbiamo importare pagando brevetti a caro prezzo, equipaggiamenti per trazione ferroviaria veloce compresa?