Il rapido progresso dell’Italia dopo la 2a guerra mondiale e il fatto che oggi è già in marcia verso uno sviluppo intensivo capitalistico sarebbe impensabile senza i processi sociali iniziati durante il periodo fascista”. Così Mihaly Vajda scrive in ‘The Rise of Fascism in Italy and Germany
Serpieri venne eletto deputato al Parlamento nel 1924, incarico rinnovato fino al 1935 quando fu nominato Senatore del Regno e capo della Commissione Agricoltura. Dal Senato fu epurato nel dopoguerra dal Governo Bonomi perché fascista (45/4)
Le prime bonifiche, con impianti idrovori per il sollevamento delle acque, ebbero inizio nel basso Veneto (Jesolo all’epoca era palude) e in Emilia. Nuova terra venne posta al servizio dell’agricoltura e, con essa, si crearono nuovi posti di lavoro.
Dal suolo bonificato sorgono irrigazioni, si costruiscono strade, acquedotti, reti elettriche, opere edilizie, borghi rurali ed ogni genere di infrastrutture.
La bonifica di Maccarese, nell’Agro romano, è un’altra importante realtà: un’”azienda modello” agricolo-zootecnico-vivaistica, sorse su oltre 5 mila ettari di terreni bonificati con centinaia di case, campi sperimentali, caseifici, cantine sociali: tutto gestito da oltre 1.500 lavoratori tecnici ecc.
La “bonifica integrale” continuava senza soste: quella dell’Isola Sacra a Roma, con la fondazione di Acilia e di Ardea; quella dove poi sorgeranno Fertilia (Sassari), Mussolinia (oggi Arborea-Oristano); quella del Campidano (Cagliari), quella di Metaponto (Matera). E così le bonifiche si estenderanno in Campania, Puglie, Calabria, Lucania, Sicilia, Dalmazia.
Non possono essere dimenticate le grandi opere realizzate in Somalia, Eritrea e in Libia; a solo titolo d’esempio citiamo il lavoro svolto da Carlo Lattanzi che visse per oltre quarant’anni sulla “Quarta Sponda“. Si deve alla sua instancabile attività la bonifica e la messa a coltura di ampie aree a grano, oliveti, vigneti, frutteti ecc. su oltre 2.600 ettari di terreni aridi e sabbiosi.
Un cenno merita anche la gigantesca opera realizzata dall’ingegnere idraulico Mario Giandotti: un poderoso canale che, attingendo acque dal Po, irriga ampie aree di terreni coltivati nelle province di Modena, Mantova, Bologna, Ravenna, Forlì. Oltre 340 chilometri di canali danno vita a ben 325 mila ettari di terre
L’”Idroscalo” è un grande canalone lungo 3 Km e largo 300 metri con 300 di testata per le manovre dei velivoli. Il bacino occupa una superficie di 610.000 mq. È alimentato da acque sorgive.
Sempre in piena “congiuntura economica” la nostra fantasia produttiva veniva riconosciuta ovunque. Il 22 dicembre 1932, il deputato laburista inglese Lloyd George rimproverava il suo Governo di inerzia e lo spronava, per risolvere i problemi della disoccupazione, proponendo di “fare come Mussolini nell’Agro Pontino“.
Ancora più incisivamente il giornale Noradni Novnij di Brno, il 15 dicembre 1933, scriveva: “Con successo infinitamente superiore a quello annunciato per il suo piano da Stalin, in Russia si è fatta un’opera di costruzione, ma in Italia si è compiuta un’opera di redenzione, di occupazione. All’altra estremità dell’ Europa si costruiscono enormi aziende, città gigantesche, centinaia di migliaia di operai sono spinti con folle velocità a creare un’azienda colossale per il “dumping” (rifiuti – ndr) che dovrà portare la miseria a milioni di altri paesi europei. Mentre invece in Italia il piano Mussolini rende una popolazione felice e nuove città sorte in mezzo a terre redente, coperte ovunque di biondi cereali“.
I consensi non riguardavano solo i metodi usati dal Governo italiano per superare la “crisi congiunturale“, ma essi partivano dagli anni precedenti.
Altri dati rivelano che quanto si scriveva nel mondo era ben meritato.
Nel 1922 i braccianti erano oltre 2 milioni: nei primi anni del ‘40 il loro numero si ridusse a soli 700 mila unità, gli altri erano divenuti proprietari, mezzadri o compartecipi di piccole o grandi aziende.
Nella sola Sicilia i proprietari terrieri passarono dai 54.760 del 1911 a 222.612 del 1926. Questo è un ulteriore dato che può far meglio comprendere lo sforzo compiuto in quegli anni.
Possiamo quindi dire che l’obiettivo politico fu, almeno in gran parte, centrato. Questo avveniva mentre nel mito marxista la collettivizzazione delle terre risultava fallimentare e affogata nel sangue e nella disperazione.
Mussolini a Carl Marx contrapponeva il contadino compartecipe della produzione.