Duole constatare come al solito pochissimi abbiano capito il senso la domanda.
Ma si sa,nel paese di Coppi e Bartali,degli antiberlusconiani e berlusconiani, guelfi e ghibellini, comunisti e fascisti, terroni e polentoni, dividersi è innanzitutto un imperativo morale, la tentazione di indossare ad ogni futile occasione, la divisa dell'ideologia è congenita: un paese diviso a metà.
Fiat ha sempre campato su questi fattori:
-uno Stato debolissimo fin nelle fondamenta politichje e sociali già 150 anni fa , di una debolezza paragonabile solo a quella di taluni Stati africani o sudameircani, che per garantire l'occupazione, tenersi buono un interlocutore potente, mantenere una parvenza di pace sociale ha ricoperto d'oro l'industria nazionale automobilistica, in un tacito patto di assistenza e complicità
- una politica di incentivi permanenti che NON POTEVA non riverberarsi sulla qualità del prodotto, del managment e della forza-lavoro stessa
- un prodotto estremamente popolare ma di qualità anche estremamente scadente.Di fascia più bassa che medio-bassa, tale da poter competere nel mercato globale solo fintanto che il gigante tedesco era addormentato.Da quando VW ha presentato la prima Golf uscita dal genio di Giorgetto Giugiaro negli anni 70' è resuscitata dalle sue ceneri ( stessa sorte sarebbe toccata alla allora sconosciuta Audi,oggi un marchio che genera profitti solo appiccicandolo sulle automobili)
Questi fattori legati fra di loro hanno portato FIAT e i loro incapaci proprietari,gli Agnelli, ad accontentarsi di quel che erano:capitalisti senza capitale.
Pesci piccoli in uno stagno pieno di pericolosi predatori.
Accontentarsi del monopolio nel mercato domestico (via via scemante,sempre più diluito,sempre più piccolo ed inconsistente,sempre più minacciato dalle altre case automobilistiche)
Accontentarsi di produrre macchine di qualità scadente,senza dunque avere ragioni per investire nel prodotto e nella formazione della forza-lavoro.
Ripeto:questa strada era percorribile quantunque senza via d'uscita fino agli anni 70'.
Poi c'è stata una lenta e inesorabile agonia.
Un destino già scritto.
Fino alla putrescenza,le piaghe da decubito per l'immobilismo.
Gli Agnelli non ce la facevano più,volevano tirarsi fuori da questa macchina divora-profitti che è l'industria automobilistica.
Poi l'arrivo del Cavalier Bianco Marchionne.L'ultima fiche da buttare nella roulette,poi si sarebbe chiuso baracca e burattini.Il tentativo è riuscito solo parzialmente.
Perchè FIAT è riuscita a produrre modelli più presentabili, comprimendo costi ed inefficienze,comunque ancora elevate.
MA....
Senza affrontare la questione dirimente.
FIAT intende produrre all'infinito macchine popolari o vuole far eun salto di gamma?
Perchè se intende rimanere nel segmento B è bene che sappia (ma lo sanno,lo sanno!) una cosa.
Nelle utilitarie il profitto è modesto (i veri profitti si fanno nelle auto di fascia alta e medio-alta) e i concorrenti nel frattempo si sono moltiplicati fino al parossismo: cinesi, indiani, francesi, giapponesi,coreani...Tutti a contendersi fette della stessa torta sempre più sottili.In un mercato in crisi da sovrapproduzione (tenuto in vita,solo dai mercati emergenti).
Se invece gli Agnelli vogliono fare grassi profitti devono salire di gamma.
MA...Anche qui c'è un ma.Innanzitutto i tedeschi hanno un indubbio vantaggio competitivo.Gli altri partono in una posizione svantaggiata perchè arrivati dopo.
Poi,servono capitali.Capitali veri.
Decine e decine di miliardi.Cosa che gli Agnelli non hanno.
E, ultimo ma non ultimo, idee.Manager capaci, che non pensino di battere i tedeschi prendono gli operai a frustate e facendoli diventare cinesi (idea ridicola e improponibile, i cinesi ci sono già e stanno in Cina,impossibile imitarli sotto quel punto di vista,tempo perso contro mulini a vento).
Occorrono modelli nuovi, materiali di qualità , un clima in fabbrica che non sia quello della caserma...
Ma Fiat vuole o è in grado di garantire tutto questo?
Se sì, può (forse) farcela.Può provarci,non ci sono garanzie di riuscita ma può farcela.
Viceversa è condannata a farsi comprare da Chrysler,vendere l'argenteria che non sa valorizzare (Alfa Romeo,Maserati e Lancia) e cosegnare il regalo impacchettato,ripulito dal grosso dei debiti al miglior offerente,cinese o tedesco.
Il mercato non compra italiano perchè FIAT è considerata scadente.Ma ci sarà un motivo o vogliamo dare la colpa solo agli "esterofili", riflesso condizionato dell'italiano medio che si sente patriota perchè compra FIAT e crede con questo di "aiutare l'occupazione" ?(semmai quel po' di profitto va in Svizzera,nei c/c degli Agnelli,non interessati nè agli stabilimenti nè alla competitività del prodotto)