Dopo la rivoluzione castrista, Che Guevara fu nominato ministro dell’industria e contribuì a distruggere l’economia cubana: copiò il modello sovietico centralizzando ogni attività. eliminò gli artigiani e le piccole imprese, comprò dai paesi del blocco sovietico enormi quantitativi di materiale (per l’industria pesante) inutilizzabile. Mise insomma le basi del fallimento di Cuba, con gli abitanti ridotti a colorate comparse o a sfruttati lavoranti, privi della possibilità di accedere alle spiagge, ai ristoranti, agli alberghi, a gran parte dei prodotti.
Scrisse: "Il rivoluzionario deve essere capace di trasformarsi un una fredda macchina di morte"
In sintesi, il pensiero guevarista potrebbe essere l’ottimismo dell’azione e il totale disinteresse per gli effetti di tali azioni. Per lui prioritario era creare "dos, tre, muchos Viet-Nam" e abbattere così l’imperialismo americano, con le guerriglie armate. Il dopo sarebbe arrivato senza nessuna difficoltà o problema: una società comunista "giusta e allegra", ma in cui il dissenso non sarebbe stato ammesso.
Per certi versi fu un sognatore, ma non è detto che i sogni siano necessariamente belli. Una società in cui i dissidenti finiscono in galera oppure ammazzati non sarà mai un paese nel quale io possa riconoscermi: io sogno una società aperta. E il Che lascia in eredità una foto epica e potentissima, basco e capelli al vento, barba sexy e sguardo fiero. Però, in un misto di facile idealismo e di violento cinismo, combattè e morì proprio per una società chiusa.
PS: Fai maturare le tue idee con un minimo di esperienza di vita, ne riparleremo tra 20 anni; dalla teoria alla pratica, le cose cambiano !!