Marco619
2009-10-12 12:57:42 UTC
Dopo le giustissime e quanto mai attuali parole della Marcegaglia, che invita il Premier e il Governo a procedere con una stagione di riforme, soprattutto quella tributaria e fiscale, a non delegittimare alcuna istituzione (da Napolitano alla Corte Costituzionale), dicendo "non scassiamole (le istituzioni), rispettiamole", dopo aver riconfermato fiducia e legittimità al Governo («Questo è un governo che è stato eletto dai cittadini, e deve andare avanti. Il nostro Paese ha bisogno di tutto tranne che di instabilità»), prende la parola il Premier.
Complimenti alla Presidentessa Marcegaglia, invito a divenire Vicepresidente del Consiglio e nomina ufficiosa a 'ministro honoris causa' (poiché in accordo con il Governo, così dice lui...). Insomma, Berlusconi trasforma il discorso di indicazioni ben precise date dalla Marcegaglia in una sorta di endorsement al Governo. Apprezzo tanto la Marcegaglia, ancor di più per la sua onestà intellettuale e per la sua capacità di vedere, senza distinzione di colore politico, dove si trova il marcio, ma davvero ho provato quasi pena per lei nel momento in cui il Premier ha utilizzato le parole della Marcegaglia come puro plauso e accordo al Governo. La Marcegaglia ha dato supporto al Governo lì dove lo merita per diritto e per necessità (stabilità del paese), ma ha puntualizzato alcune derive scorrette del Governo Berlusconi, cosa completamente ignorata dal Premier.
Ma ciò che più mi ha infastidito, è stato il discorso conclusivo del Premier: dopo il classico snocciolamento di dati a difesa del suo Governo, cosa accettabile se non avesse occupato la quasi totalità del suo discorso (dall'anti-italanità da lui presunta da parte di alcune frange politiche al consenso forte, dalle vittorie politiche ai recenti fatti di scontro con le istituzioni e la magistratura), conclude chiedendo agli imprenditori di produrre benessere, aggiungendo che alla democrazia e alla libertà ci avrebbe pensato lui («Voi imprenditori pensate al benessere, per democrazia e libertà "ghe pensi mi"»).
Ecco, il fatto che "ghe pense lu" a democrazia e libertà, mi lascia perplesso, in modo neutro: non riesco davvero a capire se dietro quella frase ci fosse una promessa di garanzia di rispetto di democrazia e libertà fatta alla platea, oppure un velato commento tipico da "fasu-tuto-mi", nel senso che avrebbe provveduto lui, in qualsiasi modo, consono o meno alla sua carica, a portare quella democrazia e quella libertà assenti in Italia (e - aggiungo - non solo per causa sua, ma per causa di una storia politica davvero complessa e sporca...).
Cosa intendeva Silvio Berlusconi con quel "ghe pense mi"? (per i non conoscitori di milanese, tradotto significa "ci penso io")
Grazie anticipatamente per le risposte, specie per quelle educate, complete e giustificate (poco faziose), indipendentemente dall'orientamento politico.