che l'analfabeta, quando stava al governo, berciava contro le intercettazioni e chi le diffonde come e più del berlusca, ma siccome il cretino e i suoi pari non sanno fare politica e credono che opposizione significhi NIET a oltranza, come al solito non per fare il bene dell'Italia, ma solo per i propri schifosi fini, allora acchiappa un microfono e ci vomita dentro tutta la sua ignoranza.
KUROSHI : antonio di pietro, 11.03.06
Le intercettazioni telefoniche sulle conversazioni di Piero Marrazzo e di Alessandra Mussolini nel corso della campagna elettorale per le regionali 2005 in Lazio rappresentano un episodio di estrema gravità .
Le intercettazioni sono attribuite a funzionari dello Stato ed avrebbero avuto l’obiettivo di favorire la rielezione di Francesco Storace.
I servizi deviati appartengono purtroppo alla storia del nostro Paese ed un eventuale spionaggio all’interno della stessa coalizione di Governo non rappresenta una sorpresa in sé.
Le intercettazioni sono lecite solo se consentite dalla magistratura.
antonio di pietro, 03.05.07
Oggi è stata registrata una parte dell'incontro di Caserta e trasmessa da radio radicale senza che i presenti fossero informati. Io non ho alcuna questione personale con Pannella. Sono dell'idea, e anche disponibile a realizzarla, che ogni riunione del Consiglio dei Ministri debba tenersi in una casa di vetro, anzi sulla pubblica piazza. Ma il problema e', e resta, un altro: non e' possibile che qualcuno di nascosto intercetti le conversazioni altrui, addirittura quelle del Governo, senza chiedere il permesso.
Nel corso del vertice di Caserta ho posto un problema politico che non puo' essere derubricato alla solita bravata di Pannella. Oggi abbiamo discusso di politica economica, ma cosa sarebbe accaduto se in quel momento fossero stati in discussione, ad esempio, problemi esiziali per la sicurezza del Paese? E quanti altri Consigli dei Ministri sono stati registrati? Da parte mia massima disponibilita' alla trasparenza, ma purche' lo si decida prima tutti insieme. Proprio il Partito Radicale, che tanto sbandiera i diritti di libertà , dimostra di non rispettare il diritto delle persone a non avere conversazioni riservate registrate a propria insaputa.
antonio di pietro 02.06.07
Rispondo alle molte mail che mi sono pervenute sull’approvazione del ddl Mastella relativo alle intercettazioni telefoniche. Abbiamo ritenuto necessario fare questo provvedimento per regolarizzare l’uso, e anche l’abuso che spesso si fa, delle intercettazioni. Il nostro voto favorevole del provvedimento è stato per senso di responsabilità poiché è del tutto evidente che c’è una necessità di tutelare chiunque resti coinvolto in intercettazioni ma totalmente estraneo all’inchiesta. Così come ci siamo posti il problema di salvaguardare lo strumento delle intercettazioni quale metodo necessario e insostituibile d’indagine. Riteniamo che il provvedimento sia sostanzialmente buono nell’impianto generale e che, in specifiche parti, ci siano margini di miglioramento. Ci auguriamo che al Senato si possano apportare ancora delle modifiche ed arrivare ad un maggiore equilibrio tra tutela del diritto all’informazione e tutela della Privacy.
L'Italia dei Valori si è battuta soprattutto per evitare che il provvedimento si muovesse in una direzione di eccessiva penalizzazione, sotto il profilo penale per i giornalisti, opponendosi alla reclusione fino a 3 anni come chiesto, con un emendamento, da AN e FI. Un’altra battaglia che il partito ha portato avanti è sulle intercettazioni cosiddette “illecite” le quali non saranno distrutte se costituiscono corpo di reato; se ritenute utili alle indagini, confluiranno in un archivio riservato al quale potrà accedere il titolare dell’inchiesta. Ed infine, sempre sotto l’aspetto deontologico riguardante la stampa, abbiamo inteso tutelare le persone che vivono una oggettiva condizione di inferiorità fisica o sociale. Per tali soggetti infatti, in caso di pubblicazione di notizie che li riguardano, ma non utili ai fini dell’inchiesta, il garante può disporre che la testata ripari con una esplicita ammissione, attraverso le pagine dello stesso organo di stampa, dell’abuso gratuito e infondato del quale si è dato notizia.
Dopo il sì della Camera, il provvedimento è fermo in Senato Intercettazioni, cosa prevede il ddl Mastella Il testo vieta la pubblicazione delle conversazioni fino alla chiusura delle indagini. Il procuratore diventa responsabile dell'archivio STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
ROMA - La polemica sulle intercettazioni telefoniche che riguardano l'inchiesta sulla vicenda Antonveneta ha riportato in primo piano il ddl Mastella, fermo in commissione Giustizia al Senato dopo che il provvedimento nelle scorse settimane aveva ottenuto il via libera dall'assemblea di Montecitorio, praticamente all'unanimità : 447 voti favorevoli, 7 astensioni e nessun contrario. Da più parti, ora, si chiede a palazzo Madama di stringere i tempi per l'approvazione del provvedimento che prevede, tra l'altro, che sia il procuratore, o un suo delegato, ad assumersi la responsabilità della gestione e del controllo dell'archivio privato dove, secondo le nuove norme, finirebbero anche gli stralci delle intercettazioni.
ROMA - Come sull'indulto, anche sul ddl che vuole fissare nuove regole per le intercettazioni si ripropone lo scontro Di Pietro-Mastella. Il ministro per le Infrastrutture ha dato battaglia questa mattina, in Consiglio dei ministri, sul testo predisposto dal titolare della Giustizia. A Mastella Di Pietro contesta di aver elaborato un testo troppo simile a quello dell'ex Guardasigilli Roberto Castelli. E l'ex pm di Mani Pulite aggiunge che il decreto del Guardasigilli ha effetti disastrosi per le inchieste perché potrebbe restringere la "libertà di indagine dei pubblici ministeri".
Ha sollevato perplessità al testo, ma di carattere diverso, anche il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, che critica il ddl in quanto "troppo debole e poco efficace". Ha cercato di placare i dissensi dopo il Consiglio dei ministri Giuliano Amato, che ha chiesto una ulteriore "riflessione" sul concetto di intercettazione, prima di completare la stesura del provvedimento. Così l'esame del ddl è stato rimandato alla prossima settimana e per limarlo, a quanto si è appreso, sono già al lavoro gli uffici legislativi di più ministeri, non solo quelli guidati da Di Pietro e Mastella.
Di Pietro ha già annunciato di avere pronti dieci "temi di riflessione" per correggere il provvedimento in modo da salvaguardare l'esigenza di privacy, senza però restringere la possibilità di indagine delle procure. Il ministro per le Infrastrutture ha aggiunto di aver affidato all'ufficio legislativo del suo ministero il compito di studiare le modifiche al testo. Dal canto suo Mastella ha detto di non aver nulla da eccepire, salvo riservarsi di fare altrettanto quando in Consiglio dei ministri arriveranno i provvedimenti del ministro alle Infrastrutture.
Ricomporre lo scontro tra i due ministri non sarà facile, anche perché dal ministero di Giustizia è stato fatto presente che il "cuore del provvedimento rimarrà salvo", anche se, "sarà effettuata qualche limatura". Le 'correzioni' riguarderebbero infatti "piccole rettifiche", secondo il sottosegretario alla Giustizia Luigi Li Gotti. La prossima settimana, dunque, sarà un continuo 'tavolo tecnico' per mettere a punto un articolato - sono circa 16 gli articoli - che dovrà essere riesaminato dal Consiglio dei ministri il prossimo 4 agosto.
L'obiettivo del governo è varare il disegno di legge sulle intercettazioni prima della pausa estiva. Gli esperti del ministero della Giustizia si dovrebbero incontrare lunedì e il giorno dopo il provvedimento arriverà sul tavolo del pre Consiglio ministri, dove inizierà il lavoro per apportare modifiche migliorative al testo senza stravolgere l'impianto sostanziale.
Sul varo del ddl pesano però le divisioni nell'esecutivo, e se la mediazione di Amato non dovesse bastare difficilmente si arriverà all'approvazione prima della pausa estiva.
Sul piano dell'articolato, nell'ultima stesura del provvedimento le sanzioni per gli editori di giornali sono scomparse. Le multe previste per i giornalisti (compresi i vicedirettori e i direttori) sono state ridotte sensibilmente ma restano: si va da tremila a diciottomila euro, mentre nei casi più gravi si arriva fino a 60mila euro. Questa soluzione sarebbe stata adottata per garantire un provvedimento equilibrato, che nel testo originario prevedeva invece multe anche per gli editori, con ripercussione sull'autonomia dei giornalisti, soprattutto quelli che lavorano nelle testate più piccole.
(28 luglio 2006) e qui il buon di pietro ha cominciato a cambiare rotta. non bastano i ritocchi adesso ci va giù con l'ascia fino ai giorni nostri:
Di Pietro: «Progetto criminogeno»
La maggioranza accelera, Gasparri:
«Fermare le intercettazioni inutili»