Domanda:
Si può veramente parlare di capitalismo,in presenza di monopoli ed oligopoli che "falsificano" la concorrenza?
?
2012-05-18 09:24:15 UTC
Se diamo per "buona" questa definizione:

-il capitalismo si presenta come un particolare modo di produzione centrato sul "mercato",luogo(o processo) in cui si incontrano la domanda e l'offerta dei bene e dei servizi e si svolge il gioco della "concorrenza".

Inoltre,diciamo che è un sistema autoregolato di mercati,dinamico(autopropulsivo), basato sull'economia di scambio,monetaria e il profitto che ne è l'anima stessa.

Prendiamo per "buona" anche questa frase di Hayek:
"il capitalismo è nomocrazia,un ordine spontaneo che NON ha un proprio fine,ma che consente di perseguire più fini liberamente."

Alla luce di ciò(date quindi per buone queste premesse),credete sia possibile definire come un sistema capitalista,un sistema che all'interno ha agenti che frenano,in alcuni casi annullano totalmente,sia la dinamicità del sistema,la naturalezza,sia il gioco della concorrenza che dovrebbe avvenirne all'interno?
Possiamo parlare di capitalismo,ove non vi è più la presenza di una concorrenza perfetta,ma di agenti destabilizzanti che non garantiscono il libero e naturale sviluppo del "gioco"?
è capitalismo,nonostante venga violato quell'ordine spontaneo che non ha un fine?

Spero di essermi spiegato :)

La domanda non nasconde critiche o provocazioni.
Vorrei solo avere una vostra opinione e delle considerazioni personali in merito.

Grazie a tutti per l'attenzione e per le eventuali risposte!

Un saluto buona giornata! :)
Otto risposte:
etcetera
2012-05-19 03:40:58 UTC
La teoria liberista del mercato si fonda sulla diversificazione qualitativa dell' offerta che genera una selezione competitiva tra i fornitori, ove l' agente selezionatore sono gli acquirenti. Il libero mercato così concepito su ispirazione della selezione naturale dovrebbe implicare per semplice virtù meccanicistica un naturale progresso. Ovviamente questa ipotesi è troppo semplicistica perché effettivamente possa realizzarsi a causa di due ordini di fattori che accompagnano la competitività e sono l' asimmetria dell' informazione a vantaggio di fornisce il bene da vendere e l' emergere di dinamiche aggreganti fino alla creazione di cartelli che si rivelano sempre assai più efficaci in termini di profitto che non la competizione, tant' è che di fatto ci si trova sempre prima o poi nelle condizioni di dover intervanire dall' esterno, altrimenti il mercato stesso, incapace di reggersi da solo, crolla inevitabilmente.

D' altra parte il capitale che si appropria del valore del prodotto per ridurlo a solo profitto (da gestire e ridistribuire a opera del capitale stesso) è direttamente responsabile del crollo del mercato, proprio perché il controllo sull' informazione e l' associazionismo corporativo risultano estremamente funzionali al maggior profitto.

Si può dire che il capitalismo usa il liberismo come strumento di suggestione per gli altri, ma non lo pratica per nulla in quanto non gli conviene.
anonymous
2012-05-19 02:27:09 UTC
beh si . la presenza della concorrenza non da per scontato che questa sia leale . semmai ha sbagliato sulla autoregolazione . un mito che ha portato al disastro che stiamo vivendo . e qui ti tiro in ballo il caro e vecchio Marx che su una cosa a visto giusto . L' accumulo di capitale in mano a pochi li rende irraggiungibili ma soprattuto incontrollabili .i grandi monopoli hanno più soldi e quindi più potere dei singoli stati ed oggi riescono a influenzare la politica globale . le diverse organizzazioni di controllo come la banca mondiale etc . hanno ben cura non farli incazzare ed hanno dimostrato la loro efficacia solo nel imporre le politiche inadeguate ai stati delle regioni piu depresse del mondo . dopo l'africa sono stati i paesi ex comunisti a pagarne il conto e ben presto tutta l'europa farà parte del club . perché il potere economico si trasforma ben presto in potere politico . sono le diverse condizioni economiche che spingono ai cambiamenti sociali e politici .



se ho risposto come qualcun altro scusa ma le risposte erano troppo lunghe per poter leggere tutto . già la domanda era chilometrica
Dreaming Machine
2012-05-19 01:07:59 UTC
Non ho nessuna intenzione di prender per buone le "tue" premesse che non condivido.



Dal mio punto di vista, nel capitalismo l'attenzione e' centrata sul capitale. Il "libero mercato" lo vedo piu' come una conseguenza di questa attenzione, che non il fulcro di tutto il sistema.



Idem per il discorso della liberta'. Intanto perche' il capitalismo almeno UN fine ben definito ce l'ha, ed e' il capitale; di perseguirne altri, non ben definiti a priori, siamo tutti liberi... ma come conseguenza di un'ottica di produttivita'.



Taiwan e' un esempio lampante di cio': un regime politico in cui le liberta' dei cittadini sono legate a filo doppio al risultato economico. A livelli ben al di sotto degli standard occidentali, ma ragguardevoli se confrontati a quelli di certi suoi prossimi vicini che ancora non hanno effettuato la transizione.





Torniamo alla tua domanda: dal mio punto di vista, si. Ci vedo una differenza sottile tra capitalismo, economia di libero mercato e concorrenza perfetta ma nessuna delle tre esclude di fatto ne' i monopoli ne' gli oligopoli.



Forse non e' triviale pensarlo nel terzo caso, ma se cosi' non fosse dovresti ipotizzare o un senso civico che trascende il fine ultimo del capitale, e questo ti porrebbe per definizione in un sistema socialista, oppure a un'autorita' che vigili sugli abusi e li regolamenti; la presenza di un tale agente privilegiato e preminente di colpo renderebbe il mercato non piu' auto-regolamentato e la concorrenza non piu' perfetta ma solo apparentemente tale.



Il precedente paragrafo sconfina nella speculazione filosofica non meno della tua domanda e dei commenti che l'hanno seguita e a mio avviso potrebbe essere saltato.



Sta di fatto che cartelli e monopoli non si disgregano dalla mattina alla sera cosi' senza un perche', e certe liberta' e certi diritti tuttora nascono solo laddove c'e' una forte convenienza economica a lasciarli nascere:



l'eterno dilemma tra una grossa fetta di una torta piccola o una fetta piccola di una torta molto piu' grande.
Doctor Jimmy
2012-05-18 10:52:07 UTC
Hai letto Hayek e non hai letto Marx.



La tendenza alla formazione di monopoli è, secondo Marx, una delle caratteristiche fondamentali del modo di produzione capitalistico.

Lo stesso processo di accumulazione del capitale, cioè la riproduzione su scala sempre più allargata dei rapporti capitalistici, che è contraddistinta da una sempre crescente concentrazione e centralizzazione dei capitali, conduce, secondo Marx, a una vera e propria «espropriazione» da parte dei proprietari di grandi capitali nei confronti di coloro che posseggono capitali più piccoli.



Che poi è quello che sta succedendo oggi.



---- Scusa fammi capire, allora, come si sono formati i capitali di J.P Morgan, Pierpoint, o dei capitalisti inglesi (guarda caso molti con capitali di origine fondiaria) se non con l'accumulazione originaria di capitali generata dall'applicazione della tecnologia e dell'estrazione violenta del plusvalore dal lavoro salariato. Leggiti Dickens se non ti piace Marx per vedere come viveva il proletariato urbano inglese e come si accumulavano ricchezze.



E questo proletariato da dove veniva? dalle campagne dove i precedenti metodi di produzione agricola furno trasformati (ti dice niente il fatto che fu nel XVIII secolo che in Inghilterà si cominciò a erigere recinti per delimitare le proprietà terriere?) e la produzione artigianale di tessuti o altri manifatti - che costituivano un sostegno allo scarso reddito dei contadini - furono spostate nelle fabbriche.



" Lo sviluppo che si ebbe in Europa Occidentale,non si ebbe con la "violenza di Stato" o con lo sfruttamento delle colonie,teorizzato da Marx,quanto con cambiamenti istituzionali(quali tutela proprietà privata,libertà contrattuale,garanzie dei diritti,etc.) "



Fammi capire, se non ci fu violenza di Stato, cosa sono le guerre Franco-Prusisane o Austro-Prussiane del XIX secolo, della guerra di secessione americana o, se vogliamo ritornare indietro nel tempo, le guerre coloniali tra Francesi e Inglesi nel Continente Americano nel XVIII secolo. Tanto per fare un esempio.



Fammi capire come lo Stato non c'entri nello sviluppo del Capitalismo, quando nei Parlamenti sedevano solo manufatturieri e proprietari fondiari che producevano le leggi per la tutela Proprietà Privata dei Mezzi di produzione, impedivano gli scioperi (ti devo ricordare la Legge Le Chapelier, figlia delle Rivoluzione borghese francese? ), permettevano orari di lavoro infami e il lavoro minorile?



Fammi capire come mai allora sin dal 1830 iniziò un movimento di lotta di operai - se graziosamente i capitalisti concedevano diritti a tutti.



Fammi capire come mai per tutto il XIX secolo le potenze occidentali trasformarono il mercantilismo coloniale in vero e proprio imperialismo coloniale.



Infine fammi cpaire come MATERIALMENTE si siano formati i capitali tali dare sviluppo al capitalismo, dato che quello della Nobiltà, che lo aveva da secoli - lo sprecava in rendita parassitaria e comunque era insufficiente al garde sviluppo economico che si ebbe dalla fine del XVIII secolo.



----- Va bene, ho capito cosa intendevi con la tua domanda. Non riesco a postare la replica per ragioni di spazio, Answer non lo permette.



---- Aggiungo solo che non puoi parlare di un fenomeno se non ne studi le cause a monte. Non puoi descrivere la caduta dei gravi se non parti dalla cause che la generano. Per questo è fondamentale capire il processo di accumulazione originaria.
?
2012-05-18 12:15:27 UTC
Un bastardello che legge Marx e Hayek non l'avevo mai conosciuto :P



Ti va di entrare nel meglio di answers? http://it.promotions.yahoo.com/community/answers_best.html
anonymous
2012-05-18 12:14:40 UTC
l'ho sempre saputo che voti pd



allora sei un grillino



come sei trasgressivo, io però ti batto, alle prossime elezioni non solo non voto, ma addirittura mi candido...
anonymous
2012-05-18 11:25:05 UTC
Fabio ho provato per almeno tre volte a iniziare la risposta, ma il punto è che non so da dove iniziare e, soprattutto, quando finire, perché vorrei farti un discorso a favore del capitalismo, e non perché io sia per la flessibilità del lavoro odierno, ma perché mi piacerebbe che tu prendessi in considerazione anche gli aspetti positivi di questo mercato, e che mettessi a confronto il vecchio modello lavorativo, routinario, chiuso, seppur "leale e a giochi più trasparenti", con il nuovo sistema in cui "c'è un solo vincitore".

So che quello che vuoi in questa sede è un dibattito, ma non potendolo affrontare perché mi troverei a cacciare solo farina legata ad un esame che ho sostenuto da poco, vorrei consigliarti VIVAMENTE di leggere un libro che a tratti farà vacillare le tue idee, quindi prendilo come una sfida:

"L'uomo flessibile" di Sennet ... è un libro minuscolo e leggerissimo, ma che dentro ha un mondo!

___________



Scusa, appena ho visto la parola "capitalismo" ho letto frettolosamente la domanda e sono giunta alla conclusione "Ecco un anti-capitalismo". Pensa se t'avessi scritto il papiro pro-capitilisti ...

... vabbè, niente, sono una rincoglionella. ;) :P
Ernesto
2012-05-19 08:07:33 UTC
http://www.youtube.com/watch?v=u1WtP4xewx8&feature=plcp


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