Domanda:
In Italia la crisi minaccia la libertà di stampa?
anonymous
2009-04-15 03:39:10 UTC
Pubblicato sabato 21 marzo 2009 in Spagna
[El Paìs]

Il Governo manovra per piazzare uomini di fiducia a capo dei giornali di maggior prestigio

Il cataclisma finanziario, la crisi pubblicitaria, l’adattamento all’universo digitale e i licenziamenti dei giornalisti sono temi comuni a tutti i giornali del mondo.

Molti esperti, e non pochi lettori, temono che tale situazione incida sulla qualità della stampa. In Italia, forse il paese europeo insieme alla Russia in cui il controllo politico dei media è meno discutibile, l’inquietudine è doppia.

Al duopolio televisivo, o più semplicemente monopolio assoluto, formato da Mediaset e RAI, potrebbe aggiungersi molto presto una sorta di rivoluzione della stampa.

Dietro a questo movimento tellurico in elaborazione risuona il solito nome: Silvio Berlusconi, magnate dei media e primo ministro, il cui nuovo obiettivo sono le due testate giornalistiche milanesi di maggior prestigio, Corriere della Sera, il più importante quotidiano italiano, e Il Sole 24 Ore, il principale giornale economico nazionale.

“Questa volta Berlusconi non farà prigionieri, vuole controllare tutto e lo farà”, dice Giancarlo Santalmassi, giornalista RAI dal 1962 al 1999 e direttore di Radio24 fino a quando, l’autunno scorso, fu allontanato dopo essere stato dichiarato nemico ufficiale del Governo del Cavaliere nel 2006.

Enzo Marzo, storico giornalista del Corriere, è pienamente d’accordo con Santalmassi; giovedì scorso, nel corso di un dibattito sulla libertà di stampa che si è svolto presso la sede della Commissione Europea a Roma, ha affermato che la battaglia per la direzione del giornale è già iniziata.

Il nucleo dirigente del gruppo RCS (editore di Unedisa in Spagna) e proprietario del Corriere, spiega Marzo, ha ritirato la fiducia al direttore del quotidiano, Paolo Mieli, e sta valutando due sostituti: il primo, Carlo Rossella, sponsorizzato da Berlusconi e il secondo, Roberto Napoletano, direttore de Il Messaggero che, come ricorda Marzo, “divenne famoso durante l’ultima notte elettorale perchè fu pizzicato da una telecamera mentre concordava al telefono con il portavoce di Casini (leader dei democratici dell’UDC e genero dell’editore del quotidiano) il titolo principale che avrebbe piazzato il giorno dopo”.

Rossella è il presidente di Medusa, società di distribuzione cinematografica di Berlusconi, ed ha ricevuto la benedizione de Il Giornale, quotidiano della famiglia del magnate che ha ricordato che il Cavaliere “lo tiene particolarmente a cuore e gli ha già dato l’incarico di dirigere le sue due più grandi testate, Panorama e TG5 [ il telegiornale di Canale 5]”.

All’interno del RCS, Rossella conta su altri importanti sostenitori: Diego della Valle, proprietario di Tod’s e della Fiorentina, e Luca Cordero di Montezemolo, patron della Fiat e del gruppo Ferrari e amministratore delegato de La Stampa.

Ma la parola di Berlusconi sarà quella decisiva, spiega senza ombra di pudore il quotidiano di suo fratello, perché mentre la crisi strangola i giornali, “l’intero sistema bancario dipende dal primo ministro”.

Napoletano ha le sue carte: non dispiace a Berlusconi ed è tra i pochi che comunicano telefonicamente con Giulio Tremonti, ministro dell’Economia ed editorialista de Il Messaggero.

Secondo Il Giornale il ministro “sa che il peggio della crisi economica sta per arrivare” e la sua idea è quella di piazzare Napoletano a Il Sole (proprietà, come Radio24, del patronato di Confindustria) e di passare al suo attuale direttore, Ferruccio de Bortoli, il timone del Corriere.

Se non parlassimo dell’Italia tutto questo affanno sarebbe inverosimile, degno al massimo di un articolo scandalistico. Ma tutte le fonti sono concordi nel segnalare che si tratta di “manovre serie e reali” il cui effetto causerà “un terremoto”.

Il malcontento del Governo nei confronti di un altro giornale, La Stampa di Torino, proprietà della Fiat è palese. Secondo l’entourage berlusconiano, il suo direttore Giulio Anselmi sarà tentato con un’altra importante poltrona: quella di presidente dell’agenzia ufficiale Ansa. Se dovesse accettare, prenderebbe il suo posto un direttore meno ostile al Governo.

Mentre questo disegno politico prende corpo, i media italiani cercano, per quanto possibile, di tener testa a questa tempesta. Il presidente del RCS Piergaetano Marchetti, che ha visto nel 2008 scendere i profitti del gruppo a 38 milioni di euro rispetto ai 220 milioni del 2007, ha confermato che stanno soffrendo “tagli pubblicitari feroci ed immediati”.

E il suo amministratore delegato ha annunciato che l’andamento del gruppo dei primi mesi dell’anno obbligherà a “una riduzione del personale”. “Bisogna agire sui costi e sui modelli economici in Italia e all’estero”.

Marco Benedetto, vicepresidente del Gruppo Espresso, prevede anch’egli “tagli e cambiamenti”. Ironicamente Benedetto non è pessimista sul futuro del settore: “Tra una decina d’anni sarà splendido”.
Cinque risposte:
Paolo R
2009-04-15 05:45:11 UTC
è vero, perchè molte notizie non le trovi più sui grandi giornali
soham
2009-04-16 04:37:16 UTC
Nessuno si dichiara più dittatore. Tutti fanno finta di non esserlo. Ma lo sono. Arrivo a Silvio Berlusconi. È un dittatore? No: non viola la Costituzione. Lo può diventare? Sì, le riforme costituzionali che caldeggia sono tutte intese a depotenziare e fagocitare i contropoteri che lo intralciano. Ma vuole davvero diventare un dittatore? Qui dobbiamo rispondere a naso, a fiuto. A mio fiuto, a Berlusconi interessa semplicemente fare quello che vuole. Si ritiene bravissimo ed è a questo titolo che pretende mano libera, che mal sopporta chi lo frena. Però è vero che la sua megalomania sta crescendo, che esibisce un complesso di persecuzione addirittura nei confronti dei media (tutta la televisione che gli spara contro! Figurarsi). Il che depone male. Eppure a tutt’oggi il personaggio resta, a mio vedere, soprattutto quello di un padrone autoritario. Congetture a parte, nei suoi due precedenti periodi di governo Berlusconi si è impegnato a salvare se stesso dalla magistratura e a corazzare un impero tutto intriso di conflitti e di abusi di interesse.

Questa volta su questo fronte è oramai tranquillo. E si è così dato a costruire, all’interno di Palazzo Chigi, e della sua personale sfera di potere, un sultanato. Mi sono divertito a battezzarlo così perché il termine (islamico) è evocativo, insieme, di fasto e di potere dispotico. Il fatto è che Berlusconi concede a Bossi quel che Bossi vuole (federalismo e due ministeri chiave) e concede qualche contentino anche a Fini (promosso a presidente della Camera per meglio rimuoverlo da An). Dopodiché il Cavaliere sultaneggia su un partito cartaceo davvero prostrato ai suoi piedi. Nomina ministri e ministre chi vuole. Caccia chi vuole, come se fosse personale di servizio. Nessuno fiata. I ministri del partito di sua proprietà sono tali per grazia ricevuta. E tornano a casa senza nemmeno un gemito se così decide il padrone. Non manca, nel suo governo, nemmeno un gradevole harem di belle donne. Il sultanato era un po’ così.
Serena
2009-04-15 04:18:36 UTC
Che vergogna!!!

Ciao
desiderig
2009-04-15 05:01:29 UTC
invece di parlare dell'Italia dicessero che il loro presidente ha fatto sparare ai clandestini e che nel loro paese c'è una guerra civile in atto e nessuno ne parla el pais è un giornale filo governativo e spesso guarda alle pagliuzze degli altri per non guardare ai suoi tronchi
anonymous
2009-04-15 03:48:39 UTC
Io leggo El pais tutti i giorni perchè parlo anche spagnolo e vado in spagna ogni estate e conosco molti spagnoli e ti posso GARANTIRE chE non ne dice una giusta sull'italia.

Secondo El pais l'Italia è una dittatura nazista dove gli immigrati vengono deportati in campi di sterminio o massacrati.

Le televisioni sono tutte in mano a uno solo che è anche il dittatore fascista che fa solo i propri interessi e mette in prigione chi non la pensa come lui.



Se fossi nell'ambasciatore italiano in spagna mi lamenterei molto anche perchè un giornale letto da milioni di persone dicendo stroo..nzate false ci fa perdere anche il turismo.

Che vengano a farsi un giretto in emilia o in lombardia questi spagnoli, poi magari cambieranno idea....che appena esci dalle città in spagna sembra di essere nel terzo mondo.


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